Tag Archive: Letture

Triste, solitario y final – la genialità di Osvaldo Soriano

Il romanzo d’esordio di Osvaldo Soriano, Triste, solitario y final, inizia col vecchio Stan Laurel che scende dal tassí nell’Hollywood Boulevard per raggiungere l’ufficio di Philip Marlowe, il famoso investigatore privato creato da Raymond Chandler e interpretato sul grande schermo, tra gli altri, da Humphrey Bogart, Robert Mitchum e Elliot Gould, resuscitato per l’occasione da Soriano. Il primo incontro tra i due non va benissimo, tanto che Stan Laurel arriva a dire:   – Non ho bisogno di consigli. So come accogliere la morte. Ho settantacinque anni, ho girato il mondo, mi sono sposato otto volte, parecchie delle quali con la donna che adesso sta al mio fianco. Non m’importa di morire. Non sono venuto qui per litigare con un detective impertinente che non tiene neppure il suo ufficio pulito. Sono venuto a ingaggiarla. Non si offenda, Marlowe, ma lei è uno stupido. Coi suoi modi, non la prenderanno a lavorare nemmeno per tener d’occhio il cane di un pezzo grosso. E la cosa peggiore è che ormai è un po’ troppo grandino per cambiare. Eppure Laurel e Marlowe si vedranno di nuovo, e stavolta l’attore spiegherà perché ha bisogno di un investigatore: – Voglio sapere perché nessuno mi offre…
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Cortesie per gli ospiti di Ian McEwan

Molto prima di essere il titolo di un programma televisivo di intrattenimento, Cortesie per gli ospiti è un romanzo dello scrittore inglese Ian McEwan pubblicato nel 1983. A dare forza all’opera è l’ambientazione, una città di mare in Italia (facile riconoscervi Venezia), quasi sempre cupa, rischiarata dal sole in pochissimi momenti antecedenti i picchi della tensione, e soprattutto la capacità di McEwan di scavare nei conflitti interni e esterni dei personaggi. Ogni pomeriggio, quando la città oltre le scure persiane verdi cominciava ad animarsi, Colin e Mary si svegliavano al metodico picchiettio degli arnesi d’acciaio contro le chiatte di ferro ormeggiate accanto al bar galleggiante del loro albergo. Al mattino i barconi rugginosi e butterati, senza alcun carico o mezzo di propulsione visibile, non c’erano più; ricomparivano sul finire della giornata, e gli uomini dell’equipaggio si mettevano inspiegabilmente all’opera con martello e scalpello. Era allora, nel caldo rannuvolato del tardo pomeriggio, che i clienti cominciavano ad affluire sul pontone per mangiare un gelato seduti ai tavolini di metallo, e anche le loro voci riempivano l’oscurità della stanza, sollevandosi e abbassandosi in ondate di allegria e discordia, sommergendo i brevi silenzi tra un penetrante colpo di martello e l’altro.   Si…
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I tanti inizi di Se una notte d’inverno un viaggiatore

Ci sono lettori, e scrittori, interessati solo da come una narrazione finisce; e ce ne sono altri affascinati soprattutto da come comincia, dall’incipit. Chi fa parte di questa seconda categoria non potrà non amare (se non ama di già) Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino (di cui abbiamo visto Le lezioni americane qui). Protagonista della vicenda narrata nella cornice è il Lettore, che potrebbe essere chiunque di noi, in procinto di iniziare a leggere il romanzo che ha appena acquistato. Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: <<No, non voglio vedere la televisione!>> Alza la voce, se no non ti sentono: <<Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!>> Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: <<Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!>> O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace. Di lì a poco ecco che il Lettore (e noi lettori con…
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Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf – Una narrazione plurale

Nonostante il titolo stesso parli di trilogia, l’opera di Ágota Kristóf sulle città di K., più che da tre romanzi è composta da tre racconti lunghi contenuti nello stesso volume. Si tratta di una storia ambientata sullo sfondo di una guerra in un imprecisato paese dell’Europa centrale, dove si trova, appunto, la città di K. Nella prima parte, intitolata Il grande quaderno, ci imbattiamo in un tipo di narrazione quasi unica, perché a raccontare la storia è un soggetto plurale. Sono i protagonisti, due gemelli, due bambini affidati dalla propria madre alla nonna, a usare il noi. Seguire il loro noi andiamo, noi facciamo, noi pensiamo è un’esperienza straniante, anche perché ciò che fanno e pensano è caratterizzato da una durezza difficile da immaginare. Ad esempio: Siamo nudi. Ci colpiamo l’un l’altro con una cintura. Diciamo a ogni colpo: – Non fa male. Colpiamo più forte, sempre più forte. Passiamo le mani sopra una fiamma. Ci incidiamo una coscia, il braccio, il petto con un coltello e versiamo dell’alcol sulle ferite. Ogni volta diciamo: – Non fa male. Nel giro di poco tempo non sentiamo effettivamente più nulla. È qualcun altro che ha male, è qualcun altro che si brucia,…
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Le confessioni di Max Tivoli – Il tempo che scorre al contrario, Mark Twain e Brad Pitt

Quando ho scelto di leggere Le confessioni di Max Tivoli di Andrew Sean Greer, l’ho fatto perché avevo molto apprezzato un altro romanzo dello stesso autore, La storia di un matrimonio, opera analizzata in molte scuole di scrittura creativa in quanto capace di ribaltare matematicamente ogni cinquanta pagine le aspettative del lettore (anche se La storia di un matrimonio è stato pubblicato nel 2008 e Le confessioni di Max Tivoli nel 2004). Dal momento, però, che già la quarta di copertina svela che il protagonista, Max, nasce nel 1871 con l’aspetto di un settantenne e il destino di dover ringiovanire fino a sparire, è difficile non avvicinarsi al testo senza pensare al film Il curioso caso di Benjamin Button. Il film – che nel 2008 ha incassato trecentoquaranta milioni di dollari – riprende l’omonimo racconto di Francis Scott Fitzgerald incluso nella raccolta Racconti dell’età del jazz. Fitzgerald, a sua volta, aveva ripreso un’osservazione di Mark Twain, e cioè che è un peccato che la parte migliore della nostra vita sia all’inizio e la peggiore alla fine. L’idea del tempo che scorre al contrario, forse, aveva già affascinato qualcuno prima di Mark Twain, e sicuramente altri ne hanno scritto oltre Fitzgerald e…
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