Richard Ford e la saga di Frank Bascombe

Molti lettori diffidano delle saghe, reputandole superficiali e inclini solo alla fidelizzazione studiata a tavolino del lettore.

Non escludo che statisticamente sia così, ma di certo questo non vale per la saga di Frank Bascombe dell’autore statunitense Richard Ford, di cui abbiamo già letto un estratto. Per sottolineare la qualità della produzione di Ford, basti pensare che il secondo romanzo della saga, Il giorno dell’indipendenza, è stato il primo a vincere sia il Premio Pulitzer per la narrativa che il Premio Faulkner.

La saga è composta da quattro romanzi: Sportswriter, Il giorno dell’indipendenza, Lo stato delle cose e Tutto potrebbe andare molto peggio.

Sportswriter, uscito nel 1986 negli Stati Uniti e nel 1992 in Italia, ci presenta il protagonista-narratore Frank Bascombe. Frank è un trentottenne divorziato da poco, non riesce a chiamare per nome l’ex moglie – per tutto il romanzo per noi lettori sarà X -, ha perso il più grande dei suoi tre bambini, scomparso per una rarissima malattia, e fa il giornalista sportivo. Svolge il mestiere in maniera personale, più che raccontare cronache sportive, Frank racconta storie di sport. Del resto, in precedenza, Frank ha riscosso grande successo con una raccolta di racconti. In seguito non ha pubblicato altre opere di narrativa, nonostante le richieste e i conseguenti tentativi. Per tutto il romanzo Frank prova a spiegarci perché, in effetti, non era tagliato per fare il narratore. Il paradosso – e con lui dovremo abituarci presto ai paradossi – è che ogni argomentazione sembra sostenere la tesi opposta, e cioè che Frank sarebbe un narratore perfetto – e, del resto, lo è.

Ne Il giorno dell’indipendenza, del 1995, ritroviamo Frank qualche anno dopo. Adesso ne ha quarantacinque, e ha definitivamente lasciato perdere la scrittura per fare l’agente immobiliare. Infatti, delle prime cento pagine, almeno tre quarti sono dedicate proprio al mercato immobiliare. Il fine settimana del 4 luglio si preannuncia molto impegnato per Frank: il nostro ha in programma di incontrare la fidanzata Sally; di passare un po’ di tempo col figlio Paul, che da bambino pacifico è diventato un adolescente complicato; e deve inoltre mostrare un appartamento a una coppia incontentabile che ne ha già visionati più di quaranta. Come è chiaro fin dall’incipit – e come deve essere – non tutto scorrerà per il verso giusto.

Il 2000, l’anno del millennio, è l’anno in cui è ambientato Lo stato delle cose (pubblicato però nel 2006). Frank continua a fare l’agente immobiliare, si è trasferito sulla costa, nell’immaginaria Sea-Clift, è stato lasciato da Sally, ha scoperto di avere un tumore alla prostrata, ha un rapporto conflittuale col figlio Paul e con l’ex moglie Ann, va d’accordo con la figlia Clarissa ma anche con lei non mancano le incomprensioni. Tra i romanzi della saga, Lo stato delle cose è probabilmente quello in cui il tema della morte è più forte nonché quello con un finale più drammatico.

In Tutto potrebbe andare molto peggio Frank lascia la costa per tornare a Haddam con la seconda moglie. L’evento drammatico che muove l’azione è l’uragano Sandy, con le sue conseguenze. Ovviamente, anche nell’ultimo volume non mancheranno per Frank i conflitti familiari.

I romanzi di Ford non sono adatti a chi trova piacere solo nell’azione – pur non mancando forti colpi di scena. Si apprezzerà la saga di Frank Bascombe solo se si entrerà in contatto con la voce di Frank, sempre capace di contraddirsi e di mutare, tanto che a tratti potrebbe ricordarci sia Proust che John Fante, e ricordarci ora un politico in campagna elettorale ora un cowboy disilluso. Soprattutto, la sua saga non è adatta a chi nella lettura cerca lezioni e sicurezze, ma sarà amata da chi insegue domande su cui riflettere.

Consigli di lettura su romanzi della letteratura americana:

La trilogia della frontiera di Cormac McCarthy

I gialli di Raymond Chandler

Le confessioni di Max Tivoli di Andrew Sean Greer

Le ore di Michael Cunningham

La paga del soldato di William Faulkner

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