Nella Sicilia distopica di Anna di Niccolò Ammaniti
Anna, romanzo di Ammaniti pubblicato nel 2015, può ricordare al lettore molte altre opere: per esempio Il signore delle mosche di Golding e La trilogia delle città di K. di Ágota Kristóf (di cui abbiamo parlato qui).
La Sicilia in cui si svolge la storia può addirittura far tornare in mente, a chi guardava i cartoni animati tra gli anni ’80 e i ’90, l’ambientazione di Kenshiro. Lo scenario, infatti, è quello tipico da dopobomba, anche se non è un ordigno atomico a stravolgere il mondo che noi conosciamo, ma un virus.
Il pianeta era stato contaminato, dall’India agli Stati Uniti, neanche l’Australia era stata risparmiata. Ormai era chiaro che il contagio era avvenuto molto tempo prima dei casi documentati in Belgio. C’era un’atroce genialità, secondo molti di natura umana, nel modo in cui il virus si propagava e nella sua lunga quiescenza che lo aveva trasformato in una bomba biologica. La velocità con cui mutava rendeva impossibile sintetizzare un vaccino. Nemmeno i ricercatori che ci lavoravano, nonostante le rigorose procedure anti-contaminazione, riuscivano a sopravvivergli.
La Rossa, come viene chiamata l’influenza arrivata dal Belgio, non lascia scampo. Dalla comparsa delle prime macchie è solo questione di tempo (a volte giorni, altre mesi) prima che arrivi il decesso. Muoiono tutti. Solo i bambini ne sono immuni, e solo fino al raggiungimento della pubertà.
Troviamo Anna, la protagonista, nel 2020. Ha tredici anni, e già da quattro lotta per sopravvivere in un mondo senza i Grandi. Vive nel trapanese, vicino Castellammare del Golfo, orientandosi abbastanza bene tra le macerie del mondo. Percorre a piedi l’autostrada, superando veicoli immobili e pieni di cadaveri, sa come procurarsi cibo e generi di prima necessità, passa le notti al sicuro. Anna, però, non deve solo occuparsi di se stessa, ma anche del fratello Astor che, più piccolo di lei, è indifeso e imprudente.
Un giorno, tornando a casa dopo essere stata in cerca di antibiotici, Anna scopre che Astor è stato rapito. Partirà subito alla sua ricerca, e noi la seguiremo lungo un’odissea che propone dinamiche classiche della narrativa d’avventura, soprattutto fantascientifica (di cui Ammaniti è accanito lettore).
Incontreremo avversari e alleati (naturalmente senza riuscire subito a riconoscerli), falsi guaritori e preadolescenti che hanno imparato a schiavizzare i bambini più piccoli. L’obiettivo di Anna non è solo liberare il fratellino, ma anche portarlo oltre lo Stretto, in Calabria, dove si vocifera che ci siano dei Grandi che hanno imparato a curare la Rossa.
Con Anna, Ammaniti ci fa sorridere mostrandoci l’innocenza dei bambini, ma ci fa anche venire i brividi raccontandoci cosa succede quando questa innocenza viene violata. Soprattutto, ci lascia una domanda: qual è il confine tra l’essere violenti e cinici per cause di forza maggiore e l’esserlo di natura?
Ma Anna rimane un’opera ottimista, che omaggia la vita, qualunque essa sia.
Negli ultimi quattro anni di vita Anna aveva sofferto e superato dolori immensi, folgoranti come l’esplosione di un deposito di metano e che le stagnavano ancora nel cuore. Dopo la morte dei suoi genitori era precipitata in una solitudine così sconfinata e ottusa da lasciarla idiota per mesi, me nemmeno una volta, nemmeno per un secondo l’idea di farla finita l’aveva sfiorata, perché avvertiva che la vita è più forte di tutto. La vita non ci appartiene, ci attraversa. La sua vita era la medesima che spinge uno scarafaggio a zoppicare su due zampe quando è stato calpestato, la stessa che fa fuggire una serpe sotto i colpi della zappa tirandosi dietro la budella. Anna, nella sua inconsapevolezza, intuiva che tutti gli esseri di questo pianeta, dalle lumache alle rondini, uomini compresi, devono vivere. Questo è il nostro compito, questo è stato scritto nella nostra carne. Bisogna andare avanti, senza guardarsi indietro, perché l’energia che ci pervade non possiamo controllarla, e anche disperati, menomati, ciechi continuiamo a nutrirci, a dormire, a nuotare contrastando il gorgo che ci tira giù.
Di recente Ammaniti si è dedicato alla regia, riscuotendo consensi di pubblico e critica per la sua serie Il miracolo; chissà che in futuro lo stesso autore non decida di portare Anna sul grande (o piccolo) schermo.
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