La paga del soldato di William Faulkner
Si dice che a portare avanti una trama sia il conflitto, e, il più delle volte, il conflitto nasce da una inefficace comunicazione.
La paga del soldato, opera d’esordio di William Faulkner, pubblicato negli Stati Uniti nel 1926, è un romanzo sul ritorno dalla guerra, e soprattutto sulle incomprensioni.
Non può comunicare Donald Mahon, giovane aviatore, che sopravvive alla prima guerra mondiale per tornare a casa ferito nel corpo – sfregiato in viso, quasi cieco e con grandi difficoltà motorie – e nella mente – non ricorda nulla né comprende cosa gli succede intorno.
Il padre di Donald, il reverendo Mahon, per poca competenza o troppo amore non è in grado di comprendere da subito che il figlio appena tornato non è lo stesso che è partito, e si augura che il matrimonio con la sua promessa sposa Ceciy possa fungere da cura.
Ma la ragazza, alla vista delle ferite di Donald, si impressiona tanto da sentirsi male, e nel prosieguo dell’opera cambierà idea più volte sul fatto di sposare o meno il reduce.
Per sua fortuna Donald non arriva da solo nel suo paese d’origine, ma è scortato da Joe Gilligan e Margaret Powers, che nell’incipit lo incontrano sul treno e decidono di prendersi cura di lui.
Il primo, che compare nella storia come un cinico ubriacone, si rivelerà incapace di compiere qualunque azione senza preoccuparsi dei sentimenti altrui; la seconda è vedova di un uomo che non ha mai amato – che probabilmente a propria volta non la amava – e che non ha fatto in tempo a lasciare prima che la guerra se lo portasse via.
Grande attenzione viene dedicata all’ambientazione; Faulkner, celebre per le sue descrizioni del Sud, mostra con padronanza sia le bellezze della natura – le variazioni di luce nell’arco della giornata hanno la forza di fare sentire al lettore davvero il sole addosso – che lo squallore dei pettegolezzi cittadini.
Durante la lettura si ha la sensazione che, mossi da fini egoistici o da sincero altruismo, i personaggi non riusciranno a raggiungere i rispettivi obiettivi, ma questo non significa che fra di essi non ci siano differenze, perché chi evita di ragionare solo sul proprio tornaconto avrà maggiori probabilità di raggiungere la pace:
La libertà viene con la decisione: non aspetta che si passi all’azione. Si sentì più libera, più in pace con se stessa di quanto non si fosse sentita da mesi. Ma non ci voglio pensare, disse deliberatamente.
È meglio essere semplicemente liberi, non averne la coscienza. Essere coscientemente qualcosa implica un paragone, un legame con l’antitesi. Vivi nel tuo sogno, non raggiungerlo, altrimenti viene la sazietà. O il dolore, che è peggio, forse.
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