Cosa imparare da un fallimento – L’importanza della teoria nella scrittura creativa

Quando si parla di studio di scrittura creativa in molti, ancora oggi, rimangono perplessi. Questo dipende, probabilmente, dall’idea di libertà che la scrittura porta con sé, e dal considerare lo studio di regole e tecniche come una limitazione di tale libertà.

Si potrebbero dividere gli aspiranti scrittori in due macrocategorie: quelli che finora hanno solo pianificato, o immaginato, di scrivere, e quelli che ci hanno provato sul serio.

Sicuramente i secondi si saranno già resi conto di quanto studiare le difficoltà che una narrazione porta con sé sia indispensabile per superarle.

Voglio raccontarvi di un mio amico. Questo amico – d’ora in poi sarà X – un giorno mi disse di voler scrivere un romanzo basandosi su una sua esperienza; nello specifico, si trattava di un trimestre di lavoro all’estero. X mi aveva precedentemente raccontato molto di questa sua esperienza, e sapevo che durante quel periodo della sua vita aveva conosciuto persone interessanti e si era trovato in situazioni bizzarre. Insomma, X aveva molto materiale per strutturare una trama appassionante e personaggi capaci di stupire. Purtroppo, però, X non sapeva da che parte cominciare, e mi chiese aiuto. Consegnai a X una lista di domande a cui avrebbe dovuto rispondere – non a me, ma a se stesso. Il mio scopo era portarlo a riflettere in maniera proficua sull’opera che voleva scrivere e aiutarlo a pianificarla. X si impegnò – a suo modo – ma non venne a capo di nulla. Non riusciva a decidere che tipo di storia raccontare, quale punto di vista utilizzare, chi dovesse essere il protagonista, quale dovesse essere il suo obiettivo. Non riusciva a scegliere. Finì con l’accantonare questi interrogativi e limitarsi a scrivere in forma di cronaca la sua esperienza, sperando nel frattempo di trovare le risposte alle domande di cui sopra. Il suo piano non era del tutto errato – Sappiamo quanto sia importante mettere per iscritto ogni idea che potremmo sfruttare per le nostre storie – ma era incompleto, infatti mentre si dedicava al materiale X sentiva il peso opprimente di non saper sviluppare un romanzo e alla fine lasciò perdere.

X non era evidentemente un romanziere nato – ammesso che romanzieri si nasca – ma parliamo di una persona dotata di cultura, sensibilità, ironia e fantasia. Eppure il suo progetto si è arenato prima ancora di iniziare.
Perché vi parlo di X? Perché questo tipo di situazione è molto diffusa – potremmo dire ricorrente – in chi si avvicina per la prima volta alla scrittura creativa. Il passaggio dall’entusiasmo allo scoramento è brevissimo. Avere un’idea, immaginare di raccontare una storia, soprattutto immaginarsi capaci di farlo, sono tutte cose che danno entusiasmo; confrontarsi con le difficoltà che sorgono fin da subito demoralizza, e si fa presto a lasciare perdere.

Cosa avrebbe dovuto fare X? Innanzitutto avrebbe dovuto accettare, fin dall’inizio, che il lavoro che aveva davanti non sarebbe stato tutto rose e fiori. Sapere che la stesura di un romanzo non regala sempre momenti entusiasmanti, rilassanti e divertenti, ma richiede spesso sforzi e sacrifici, aumenta la nostra capacità di impegnarci.

In secondo luogo, ovviamente, X avrebbe dovuto dedicarsi allo studio teorico della scrittura creativa. Studiare la teoria richiede tempo, e quindi leva tempo da dedicare all’opera che vogliamo scrivere. Si potrebbe pensare che levare tempo alla nostra storia diminuirà il nostro entusiasmo verso di essa. In realtà studiare ci rende capaci di affrontare le difficoltà che incontreremo, e dunque è il miglior rimedio contro lo scoramento.

Se non studiamo non acquisiamo padronanza, senza padronanza non siamo in grado di compiere scelte, e dunque siamo inutili per la storia che stiamo scrivendo.
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