Letture

Quel che resta del giorno – Kazuo Ishiguro

Quel che resta del giorno è il terzo romanzo dello scrittore giapponese naturalizzato britannico Kazuo Ishiguro, pubblicato nel 1989 e vincitore del Booker Prize nello stesso anno. Il protagonista si chiama Mr. Stevens, ed è anche il narratore dell’opera. Mr. Stevens ha dedicato tutta la vita a svolgere bene il proprio lavoro, tanto da essere il proprio lavoro. Un maggiordomo di un qualche valore deve vedersi come appartenere al ruolo che ricopre, totalmente e completamente; non lo si deve veder mettere da parte quel ruolo ad un certo momento, per tornare ad indossarlo di nuovo il momento successivo quasi non fosse niente altro che un costume da pantomima. Vi è una situazione ed una soltanto nella quale un maggiordomo che abbia a cuore la propria dignità può sentirsi libero di sgravarsi del proprio ruolo, e cioè quando sia completamente solo. Mr. Stevens è appunto un maggiordomo, e ha svolto buona parte della sua vita professionale a Darlington Hall, alle dipendenze di Lord Darlington. Quando il romanzo inizia siamo nel secondo dopoguerra, Darlington Hall è stata da poco acquistata da un americano, Mr. Farraday, e Mr. Stevens sta per avere una settimana di vacanza, di fatto la prima della sua vita. La trascorrerà raggiungendo…
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Il senso di leggere e raccontare – appunti dal secondo reading

Domenica scorsa – 11 dicembre – si è svolto il secondo appuntamento del ciclo di letture Raccontando un libro organizzato insieme agli amici del Vento dello Stretto. In fondo, quello che facciamo in queste occasioni ha qualcosa di simile a quanto avveniva quando le storie hanno iniziato a diffondersi. Si dice che la narrativa sia nata davanti a un fuoco, attorno al quale viandanti, spesso cacciatori, si riunivano appunto per raccontare storie. Lo facevano per rilassarsi, per divertirsi – mancava ancora molto all’invenzione del teatro, per non parlare della tv – e per trasmettere quello che avevano imparato. Quando leggo brani di un romanzo, e ne parlo, davanti a un pubblico, naturalmente cerco di trasmettere sia le stesse emozioni che ho provato a caldo, leggendo quell’opera per la prima volta, sia il risultato delle riflessioni che poi ho fatto sugli stessi brani. Finora credo di esserci riuscito e il secondo appuntamento di Raccontando un libro, dedicato a García Márquez, è andato anche meglio della prima; c’era più gente venuta a assistere, eravamo organizzati meglio per quanto riguarda luce e audio, io stesso mi sentivo più a mio agio. Eppure, proprio mentre leggevo e raccontavo L’amore ai tempi del colera ho capito…
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Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf – Una narrazione plurale

Nonostante il titolo stesso parli di trilogia, l’opera di Ágota Kristóf sulle città di K., più che da tre romanzi è composta da tre racconti lunghi contenuti nello stesso volume. Si tratta di una storia ambientata sullo sfondo di una guerra in un imprecisato paese dell’Europa centrale, dove si trova, appunto, la città di K. Nella prima parte, intitolata Il grande quaderno, ci imbattiamo in un tipo di narrazione quasi unica, perché a raccontare la storia è un soggetto plurale. Sono i protagonisti, due gemelli, due bambini affidati dalla propria madre alla nonna, a usare il noi. Seguire il loro noi andiamo, noi facciamo, noi pensiamo è un’esperienza straniante, anche perché ciò che fanno e pensano è caratterizzato da una durezza difficile da immaginare. Ad esempio: Siamo nudi. Ci colpiamo l’un l’altro con una cintura. Diciamo a ogni colpo: – Non fa male. Colpiamo più forte, sempre più forte. Passiamo le mani sopra una fiamma. Ci incidiamo una coscia, il braccio, il petto con un coltello e versiamo dell’alcol sulle ferite. Ogni volta diciamo: – Non fa male. Nel giro di poco tempo non sentiamo effettivamente più nulla. È qualcun altro che ha male, è qualcun altro che si brucia,…
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Diario di un reading letterario visto da dentro

Sabato scorso – 26 novembre 2016 – per la prima volta ho avuto l’opportunità di svolgere un reading letterario, parlando di un romanzo che amo e leggendone alcuni brani davanti a un pubblico. Avevo iniziato a pensare a questo tipo di “lettura raccontata” circa due mesi e mezzo prima, su suggerimento di un amico. In quel momento stavamo discutendo di una presentazione del mio romanzo, e questo amico mi disse: perché non organizzi qualcosa per parlare anche di altri romanzi? L’imbeccata mi è piaciuta subito. Amo leggere, naturalmente, e amo sentir parlare e parlare di romanzi. Ero stato a qualche reading letterario, e di tanti altri reading avevo visto video su internet. Immediatamente ho riflettuto su quali autori – prima ancora che su quali romanzi – concentrarmi. Però ho anche pensato da subito a quali difficoltà avevo davanti, innanzitutto perché non sono, per usare un eufemismo, un organizzatore esperto. C’era bisogno di uno spazio, chiaramente, ma grazie alla disponibilità degli amici del Vento dello Stretto, che hanno messo a disposizione la loro sede, questo problema è stato risolto. Ne restava però un altro, diverso. Fin da quanto ho iniziato a preparare questo ciclo di letture, ero – e sono convinto…
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Il bar delle grandi speranze – A lezione da un premio Pulitzer tra gli alcolici

In genere le biografie dei grandi campioni dello sport, pur vendendo centinaia di migliaia di copie, vengono snobbate dalla critica di settore. Così non è stato per Open, la biografia del tennista Andre Agassi, che è uscita nel 2011 e, oltre a diventare un best-seller internazionale, è stata ottimamente recensita. Questo perché Agassi ha avuto davvero una vita da romanzo – a differenza di altri campioni che, a parte aneddoti di campo o spogliatoio, avrebbero poche cose interessanti da raccontare – e soprattutto perché l’opera ha ricevuto un contributo sostanziale da parte di J. R. Moehringer, vincitore nel 2000 del premio Pulitzer per il giornalismo di approfondimento e costume per il suo ritratto di una isolata comunità fluviale in Alabama dove vivono molti discendenti di schiavi. Prima di collaborare con Agassi, J. R. Moehringer ha pubblicato nel 2005 il suo primo romanzo: Il bar delle grandi speranze. Nell’opera, definita da diverse testate giornalistiche il miglior libro dell’anno, l’autore racconta la propria vita dall’infanzia fino ai venticinque anni, mettendo in risalto il ruolo di un luogo speciale, come si vede fin dall’incipit: Ci andavamo per ogni nostro bisogno. Quando avevamo sete, naturalmente, e fame, e quand’eravamo stanchi morti. Ci andavamo se…
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Le confessioni di Max Tivoli – Il tempo che scorre al contrario, Mark Twain e Brad Pitt

Quando ho scelto di leggere Le confessioni di Max Tivoli di Andrew Sean Greer, l’ho fatto perché avevo molto apprezzato un altro romanzo dello stesso autore, La storia di un matrimonio, opera analizzata in molte scuole di scrittura creativa in quanto capace di ribaltare matematicamente ogni cinquanta pagine le aspettative del lettore (anche se La storia di un matrimonio è stato pubblicato nel 2008 e Le confessioni di Max Tivoli nel 2004). Dal momento, però, che già la quarta di copertina svela che il protagonista, Max, nasce nel 1871 con l’aspetto di un settantenne e il destino di dover ringiovanire fino a sparire, è difficile non avvicinarsi al testo senza pensare al film Il curioso caso di Benjamin Button. Il film – che nel 2008 ha incassato trecentoquaranta milioni di dollari – riprende l’omonimo racconto di Francis Scott Fitzgerald incluso nella raccolta Racconti dell’età del jazz. Fitzgerald, a sua volta, aveva ripreso un’osservazione di Mark Twain, e cioè che è un peccato che la parte migliore della nostra vita sia all’inizio e la peggiore alla fine. L’idea del tempo che scorre al contrario, forse, aveva già affascinato qualcuno prima di Mark Twain, e sicuramente altri ne hanno scritto oltre Fitzgerald e…
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Lungo il confine tra stenti e sogni con Cormac McCarthy

Uno dei primi motivi per cui si legge è per evadere. Da ragazzini siamo scappati dalla noia delle nostre camerette – e, a volte, dai compiti – per intrufolarci dentro il sottomarino del Capitano Nemo o per raggiungere Labuan insieme a Sandokan. Andando verso l’età adulta, si passa di solito a un altro tipo di narrativa, ma è bello, a volte, tornare all’Avventura, soprattutto quando l’autore di turno è molto di più che uno scrittore di genere. Cormac McCarthy – statunitense classe ’33 – ha raggiunto un’enorme popolarità grazie al fatto che molti suoi romanzi sono poi diventati film; la trasposizione di maggior successo è probabilmente Non è un paese per vecchi, diretto dai fratelli Coen, vincitore di diversi premi agli Oscar del 2008, compreso quello per miglior film. Su queste pagine, abbiamo suggerito la lettura anche del suo La strada. Ma i romanzi di McCarthy di cui voglio parlare sono i tre che compongono la Trilogia della frontiera, e cioè Cavalli selvaggi (portato anch’esso sul grande schermo da Billy Bob Thornton con il titolo Passione ribelle), Oltre il confine, e Città della pianura.  Le tre opere non raccontano un’unica storia – sono infatti autoconclusive – ma condividono l’ambientazione   –…
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