Bar Sport di Stefano Benni

Stefano Benni è uno di quegli autori capaci non solo di vendere moltissime copie, ma anche di essere letteralmente amato dai propri lettori. Benni è riuscito a costruire tale rapporto fin dalla sua prima opera, Bar Sport, pubblicata nel 1976 e tuttora tra le più conosciute e citate dello scrittore bolognese.

Bar Sport è composto da una trentina di brevi capitoli dedicati agli avventori di un piccolo bar, centro di riferimento della vita del quartiere.

Il microuniverso del bar inizia a affascinarci fin dalla prima descrizione che ci regala l’autore:

Un bar Sport possiede un richiamo tanto maggiore, quanto più organicamente possiede attrazioni: ad esempio, è perfettamente inutile che un bar possieda un buon biliardo, se non ha un buon scemo da bar. E parimenti, un bar che possiede uno scemo di ottima qualità, non può competere con un bar che abbia un mediocre scemo ma che possa sfoggiare un ombrello dimenticato da Haller. I bar più di classe hanno un vero e proprio mercato di attrazioni, con pezzi pregiati: un buon tecnico da discussione del lunedì, ad esempio, viene valutato mezzo milione; un fattorino cantante con un sopracciglio basso vale almeno due flipper o, a preferenza, un flipper e una foto gigante firmata di Bartali sull’Izoard. Ma vediamo nei dettagli.

Di personaggi che sono delle vere e proprie attrazioni, il Bar sport di Benni è pieno; ad esempio il professore:

Il professore era gentile e cortese, ma una cosa lo faceva andare in bestia: gli errori di italiano. Se qualcuno gli diceva: “Posso offrirci un caffè?” rispondeva secco: “Studi la grammatica e torni a offrirmelo a ottobre”. Una volta rimase chiuso in ascensore tre ore col Ciccio, il fattorino del bar, che continuava a dirgli: “Chissà se qualcuno venghi a prenderci? E se provassimo che urlassimo?”. Quando lo tirarono fuori, il professore era in preda a una grave crisi isterica, e dovette stare a letto due settimane a semolino e libri di Pirandello.

O ancora, naturalmente, il tecnico:

Il tecnico da bar, più comunemente chiamato “tennico”, è l’asse portante di ogni discussione da bar. Ne è l’anima, il sangue, l’ossigeno. Si presenta al bar dieci minuti prima dell’orario di apertura: è lui che aiuta il barista ad alzare la saracinesca. Il suo posto è in fondo al bancone, appoggiato con un gomito. Lo riconoscete perché non si siede mai e porta impermeabile e cappello anche d’estate. Dal suo angolo il tecnico osserva e aspetta che due persone del bar vengano a contatto. Non appena una delle due apre bocca, lui accende una sigaretta e piomba come un rapace sulla discussione. Nell’avvicinarsi, emette il verso del tecnico: “Guardi, sa cosa le dico”, e scuote la testa.

Attenzione, però: Benni non ride dei suoi personaggi, né li giudica. Nel tratteggiare una galleria di compagni di ventura che risveglieranno i ricordi di chi ha avuto la fortuna di vivere davvero l’atmosfera di un bar di provincia o di quartiere, non manca il surrealismo che caratterizza lo scrittore, come ad esempio nella vicenda de la lambretta:

Non fu facile salire in quattro sulla lambretta di Gubbioli. Cocosecco era molto grasso: col sedere debordava di un mezzo metro abbondante dal sellino e, cosa più grave, copriva la targa. Per ovviare all’inconveniente fu necessario legarlo con due tiranti, e dipingergli sulle chiappe BO/360599. Gubbioli gli si sedette sulla pancia, ma al momento di partire si accorse che non arrivava col piede al freno. Allora Rapezzi si raggomitolò sulla pedanina con la testa sul pedale, e Gubbioli schiacciandolo dolcemente su un orecchio disse che così poteva andare. Truzzi si sedette davanti, sul parafango, come una scimmia sul banano. Il tutto era equilibrato perfettamente per cui, disse Gubbioli, non avremo problemi, perché questa è una gran lambretta.

Memorabili, inoltre, le avventure che si sviluppano all’esterno del bar, come ad esempio la gita a Firenze per seguire il Bologna in trasferta, o l’esperienza del ciclista Pozzi al Giro di Germania.
Bar Sport, vero classico dell’umorismo, ha avuto un seguito, Bar Sport Duemila, uscito nel 1997, ed è stato inoltre trasformato in un film, nel 2011, diretto da Massimo Martelli e con, tra gli altri, Giuseppe Battiston e Claudio Bisio.

film Bar Sport (2011)

Di Stefano Benni abbiamo suggerito anche la lettura di Saltatempo, romanzo che descrive, tra il sorriso e la malinconia, decenni importanti per la storia del nostro Paese.

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