Avventure della ragazza cattiva di Mario Vargas Llosa
Quella fu un’estate favolosa.
Con queste parole inizia Avventure della ragazza cattiva, romanzo del 2006 dello scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, premiato con il Nobel per la letteratura nel 2010. Il narratore-protagonista, Ricardo Somocurcio, guarda al passato, all’estate del 1950; lui ha quindici anni e nel quartiere di Lima in cui vive, Miraflores, succedono tante cose: concerti, eventi sportivi, anche il sole sembra diverso dalle altre estati, e soprattutto…
Ma il fatto più rimarchevole di quell’estate fu l’arrivo a Miraflores, dal Cile, il loro lontanissimo paese, di due sorelle la cui presenza vistosa e il cui inconfondibile modo di parlare, svelto svelto, mangiando le ultime sillabe delle parole e concludendo le frasi con un’aspirata esclamazione che suonava come un <<pué>>, fece gurare la testa a tutti noi miraflorini che avevamo appena cambiato i pantaloni corti con quelli lunghi. E a me più che agli altri.
Il narratore si innamora subito della maggiore delle due cilenite, Lily, le si dichiara tre volte, senza successo, e scopre proprio in punto di concludere la quarta proposta di fidanzamento che Lily non viene affatto dal Cile. La ragazza ha mentito, e quando diventa noto a tutti, per la vergogna non si fa più vedere.
Ricardo aveva due desideri: sposare Lily e passare tutta la vita a Parigi. Sfumato il primo, lotta per il secondo. Dopo la laurea in legge si trasferisce a Parigi e, dopo le difficoltà iniziali, riesce a lavorare stabilmente come traduttore e a garantirsi una permanenza serena nella capitale francese.
Ma la serenità c’entra poco con l’amore, soprattutto nella narrativa, e Lily ritorna nella vita di Ricardo. Stavolta scopriamo che Lily non è il suo vero nome, e che si trova in Francia in attesa di raggiungere Cuba dove sarà formata come rivoluzionaria.
La ragazza cattiva – niña mala anche nel testo italiano – entra ciclicamente nella vita di Riccardo, cogliendolo sempre di sorprese, e con lo stesso modo inatteso ne esce, lasciandolo disperato.
Ogni sua apparizione, nella struttura del romanzo, è legata a altri personaggi – che a turno danno il nome ai capitoli –, ma dipende esclusivamente dagli interessi della niña mala, a cui sta cuore solo il denaro, cioè l’unica cosa secondo lei in grado di farle superare vecchie insicurezze.
Il protagonista-narratore è consapevole di avere a che fare con una persona egoista e bugiarda – naturalmente le bugie della niña mala, terribili per Ricardo, offrono suspense a chi legge –, perché non è stupido, ma la accoglie sempre, non solo perché è un niño bueno, ma perché la ama moltissimo.
I sudamericani tendono a raccontare meravigliosamente storie lunghe una vita e che si sviluppano lontano dal paese d’origine, e questo romanzo non fa eccezione, trasparendo spesso il senso di estraneità che Ricardo prova sia in Francia che, anni dopo, quando torna in visita in un Perù al quale non può più sentire di appartenere.
Soprattutto, Avventure della ragazza cattiva è un romanzo su come prendere con filosofia qualcosa che potrebbe distruggerci, su come accettare con classe un rifiuto, senza cadere nella violenza fisica o verbale, ma anche senza fare finta che niente sia successo:
– Sono contenta che tu venga. Anche se non ci vediamo molto, mi ricordo sempre di te. Ti dico perché? Perché sei l’unico amico che mi resta.
– Io non sono e non sarò mai tuo amico. Non te ne sei ancora resa conto? Sono il tuo amante, il tuo innamorato, la persona che fin da ragazzino è pazzo della cilenita, della guerrigliera, della moglie del funzionario, di quella dell’allevatore di cavalli, dell’amante del gangster. Il pichiruchi che vive soltanto per desiderarti e pensare a te. A Tokyo non voglio che ricordiamo niente. Voglio tenerti fra le mie braccia, baciarti, annusarti, morderti, fare l’amore con te.
Consigli di lettura su altre opere di formazione:
Educazione di una canaglia di Edward Bunker
Il bar delle grandi speranze di J.R. Moehringer
Memoria di ragazza di Annie Ernaux
Le otto montagne di Paolo Congetti
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La caduta delle consonanti intervocaliche di Cristovão Tezza
Adoro i sudamericani!