Quella sera dorata di Peter Cameron
Secondo Borges esistono solo quattro tipi di storie: l’assedio, il ritorno, la ricerca, il sacrificio di un dio.
Si può essere o meno d’accordo, ma di sicuro esistono opere in cui ritroviamo più di una delle storie sopracitate, come Quella sera dorata di Peter Cameron, pubblicato negli Stati Uniti nel 2002, arrivato in Italia quattro anni più tardi e trasformato in un intenso film nel 2009 da James Ivory.
Il protagonista, Omar Razaghi, è un dottorando dell’Università del Kansas in procinto di ricevere un assegno di ricerca per gli Studi biografici. L’assegno comprende anche i fondi per la pubblicazione della biografia dello scrittore Jules Gund – a cui Omar ha dedicato anche la propria tesi di laurea – ma è vincolata al consenso degli eredi, che vivono in Uruguay. Tale consenso, però, viene negato, e il protagonista si ritrova in una fase di stasi: il suo progetto sembra destinato a arenarsi, di conseguenza Omar difficilmente potrà ottenere una cattedra, vive in una sistemazione di fortuna, perfino l’auto gli dà problemi. Non potendo permettersi di accettare un rifiuto, decide di seguire il consiglio dell’energica fidanzata Deirdre e recarsi in Uruguay per convincere gli eredi. Nonostante l’insistenza di Deirdre, poco convinta delle capacità persuasive di Omar, il protagonista sceglie di andare da solo, iniziando col viaggio – non solo fisico – la sua ricerca – non solo del consenso o di notizie biografiche.
In Uruguay troviamo l’assedio, ma non perché Omar assedi gli eredi con la sua insistenza – al contrario, sarà la pacatezza dell’universitario a giocare in suo favore; sono piuttosto loro stessi ad assediarsi a vicenda da anni. All’interno della splendida tenuta, infatti, tra i personaggi creati da Cameron vigono rapporti tanto conflittuali e fuori dall’ordinario da costituire la vera linfa dell’opera.
Il fratello di Jules Gund, Adam, interpretato nella versione cinematografica da Anthony Hopkins, l’unico favorevole alla pubblicazione della biografia, è legato al tuttofare Pete, di trent’anni più giovane; la moglie e l’amante – con tanto di figlia – di Jules vivono sotto lo stesso tetto, non risparmiandosi frecciate. Adam e le due donne, nonostante si sopportino a fatica, sembrano incapaci di staccarsi, e non solo per motivi pratici.
Con il suo arrivo, Omar sembra prendere il posto dello scomparso Gund come centro di interesse, e di equilibrio, dei tre.
Con grande padronanza narrativa, Peter Cameron tesse una rete di conflitti tanto vari – e lontanissimi dai cliché – che è quasi impossibile, per chi legge, non ritrovarsi tra le pagine. Non è necessario, infatti, aver vissuto accanto a un uomo talentuoso e sorprendente – in tutti i sensi – come Jules Gund per provare la fragilità, la frustrazione la nostalgia dei personaggi che ci mostra Cameron.
Ricollegandoci al discorso iniziale, anche il ritorno e il sacrificio di un dio sono riscontrabili in Quella sera dorata, ma sarebbe difficile farvi riferimento senza svelare troppo della trama, soprattutto del finale.
Una nota di demerito per il titolo in italiano, troppo distante dall’originale The City of Your Final Destination.
Consigli di lettura su altri romanzi in cui l’arte di scrivere è al centro dell’opera:
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Una donna di mondo di William Somerset Maugham
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Consigli di lettura su romanzi della letteratura americana:
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Le confessioni di Max Tivoli di Andrew Sean Greer