Un paradiso che diventa inferno – Il condominio di J.G. Ballard
Nell’incipit de Il condominio un uomo sta mangiando nel proprio balcone, mentre riflette sui mesi appena trascorsi. Potrebbe essere chiunque di noi, se non fosse che sta mangiando il posteriore di un pastore tedesco, arrostito bruciando una pila di guide telefoniche.
Era trascorso qualche tempo e, seduto sul balcone a mangiare il cane, il dottor Robert Laing rifletteva sui singolari avvenimenti verificatisi in quell’immenso condominio nei tre mesi precedenti.
Il dottor Robert Laing, medico più interessato all’insegnamento che all’esercizio della professione, reduce da un divorzio, si è trasferito da poco nel condominio, scegliendolo per la pace, il silenzio e l’anonimato. Il condominio conta quaranta piani, ospita duemila inquilini, è dotato di due piscine, banca, supermercato, parrucchiere, negozi vari, addirittura una scuola materna.
Nelle intenzioni di chi l’ha progettato (tra cui Anthony Royal, architetto, proprietario dell’attico) il condominio avrebbe dovuto costituire un mondo nuovo, nella realtà finisce col riproporre quello vecchio, con le sue distinzioni sociali.
I ricchi inquilini dei piani più alti mal sopportano i figli degli abitanti dei piani inferiori, che a loro volta lamentano le prepotenze dei primi. Gli inquilini dei piani di mezzo, invece, si limitano a osservare, parteggiando ora per gli uni ora per gli altri.
Quelle che potrebbero sembrare normali beghe tra vicini si spingono verso un livello maggiore di aggressività quando proprio la struttura mostra i primi malfunzionamenti: i condizionatori mandano aria stantia e gli ascensori si bloccano. Appena la corrente salta del tutto, nel buio avvengono vere e proprie aggressioni.
La paura di diventare vittime, e la voglia di vendicare torti subiti, porta alla costituzione di veri e propri clan, organizzati gerarchicamente e dediti alla difesa dei propri piani e alle incursioni in quelli dei rivali.
Ciò che colpisce è che, nonostante la paura iniziale, gli inquilini accettano, e addirittura apprezzano questa nuova realtà.
E tuttavia, Wilder apprezzava e capiva la notte, solo al buio si poteva diventare sufficientemente ossessivi, far agire intenzionalmente tutti i propri istinti repressi. Gli piaceva quel reclutamento forzato delle tendenze devianti della propria personalità. Fortunatamente, un comportamento libero e degenerato gli diventava tanto più facile quanto più saliva nell’edificio, come se fosse incoraggiato dalla segreta logica del grattacielo.
Nei conflitti interni vengono rispettate solo due regole: le contese si risolvono con lo scontro fisico, senza armi da fuoco, e nessun contatto col mondo esterno. Infatti, nonostante il degrado totale del condominio – sacchi di spazzatura ed escrementi in ogni corridoio, e in seguito in ogni appartamento; le piscine trasformate in enormi latrine prima e in fosse comune poi – gli inquilini fanno in modo di far credere a ogni contatto del mondo esterno che tutto vada bene.
Royal capì allora come mai per tutta la settimana precedente non aveva ricevuto telefonate da fuori e provò una precisa sensazione di sicurezza sapendo che non ne avrebbe ricevute nemmeno in futuro. Indovinava già che, nonostante i propositi dichiarati, non sarebbero partiti né la mattina dopo né mai.
James Graham Ballard (1930 – 2009) è considerato uno degli scrittori britannici più innovativi della seconda metà del Novecento. Nelle sue opere ha spesso mostrato distopie concentrandosi sulla solitudine e sulla fragilità dell’uomo. Potrebbe essere difficile credere a una storia come quella de Il condominio, ma la capacità narrativa di Ballard non solo ci fa pendere dalle sue parole, soprattutto ci fa chiedere come avremmo reagito noi se ci fossimo trovati al posto di Laing, Wilder o gli altri inquilini del condominio.
Dal romanzo, pubblicato nel 1975, è stato tratto il film High-Rise – La rivolta del 2015, con Tom Hiddlestone nei panni di Robert Laing e Jeremy Irons in quelli dell’architetto Anthony Royal.
Consigli di lettura su romanzi che raccontano distopie:
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