Yearly Archive: 2017
La paga del sabato di Beppe Fenoglio

La paga del sabato venne pubblicato nel ’69, cinque anni dopo la morte di Fenoglio. Lo scrittore aveva lavorato al manoscritto tra la fine degli anni quaranta e l’inizio del decennio successivo, confrontandosi, tra gli altri, con Calvino, Vittorini e Natalia Ginzburg, e preferendo poi trasformare alcuni episodi dell’opera in due racconti contenuti nella raccolta I ventitré giorni della città di Alba. Il protagonista de La paga del sabato, Ettore, è un giovane col problema di dover trovarsi un lavoro. Ma la difficoltà di Ettore non dipende – o comunque non solo – da una congiuntura economica sfavorevole; si tratta piuttosto di una condizione esistenziale: Così ce l’hai con me perché non lavoro e non ti porto a casa un po’ di sporchi soldi. Non guadagno, ma mangio, bevo, fumo, e la domenica sera vado a ballare e il lunedì mi compero il giornale dello sport. Per questo ce l’hai con me, perché io senza guadagnarmele voglio tutte le cose che hanno quelli che se le guadagnano. Tu capisci solo questo, il resto no, il resto non lo capisci, non vuoi capirlo, perché è vero ma è contro il tuo interesse. Io non mi trovo in questa vita, e tu…
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Un brindisi all’amore finito – da “Nel guscio” di McEwan

John Cairncross è un personaggio di Nel guscio di McEwan, romanzo di cui abbiamo parlato in un precedente consiglio di lettura (e abbiamo trattato anche di un’altra opera dell’autore inglese: Cortesie per gli ospiti) . L’opera non tratta il tema degli amori finiti; riprendendo l’Amleto di Shakespeare scava nel complotto, nella cupidigia, nell’inazione. Rispetto ai congiurati, Cairncross, destinato agli scomodi panni del padre del principe, è un personaggio di rottura. Poeta che non ha raggiunto la fama ma conosce l’arte di comporre versi tanto da insegnarla e soprattutto farla amare, editore sull’orlo del fallimento che ha valorizzato tanti autori poi passati a concorrenti più ricchi e potenti, è un uomo che ha dedicato la vita al bello piuttosto che al risultato economico. Nel corso della storia, John dedica un brindisi a un argomento su cui tutti, prima o poi, ci siamo trovati a riflettere: l’amore finito. Senza aggiungere commenti, ecco le sue parole: – Trudy, Claude, Elodie, forse sarò breve e forse no. Che cosa importa? Voglio dire una cosa. Quando un amore finisce e un matrimonio è a pezzi, la prima vittima è la memoria sincera, l’onesta, imparziale rievocazione del passato. Troppo scomodo, troppo in conflitto con il momento presente….
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Come (re)iniziare una sessione di scrittura – un consiglio di Ernest Hemingway

Per un aspirante scrittore, si sa, non è mai facile ritagliare il tempo da dedicare alle proprie opere. Lavoro, famiglia, vari impegni più o meno improrogabili spesso tengono lontani dalla scrivania e dal taccuino. Inoltre può capitare che, una volta trovato questo benedetto tempo, non si riesca a sfruttarlo. Ancora oggi, purtroppo, rimane diffusa la tendenza a guardare con sospetto l’uso della programmazione in un ambito creativo. Di diverso avviso era Ernest Hemingway. Nel suo – incompiuto – Fiesta mobile lo scrittore statunitense, oltre a raccontare il suo rapporto con la città di Parigi e con numerose personalità letterarie, si sofferma su quello con la scrittura. Durante il periodo parigino, pur deciso a mettere da parte l’attività giornalistica per dedicarsi alla narrativa, Hemingway dovette affrontare diverse difficoltà, e rifletté a lungo sul metodo e l’ispirazione. Nel secondo capitolo di Fiesta mobile, Hemingway ci confida come affrontava le difficoltà di far partire un nuovo racconto: cercando la verità e la semplicità, e interrompendo una seduta quotidiana di lavoro sapendo perfettamente da dove riprendere il giorno successivo. A seguire, le parole del celebre autore: […] Lavoravo sempre finché non avevo concluso qualcosa e smettevo sempre quando sapevo quel che sarebbe successo dopo. Così…
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Nel guscio di Ian McEwan – un Amleto nel ventre materno

Trasportare l’Amleto in epoca contemporanea è una pratica che ciclicamente viene ripetuta, ma nessuno – credo – aveva mai messo nei panni del giovane principe un bambino ancora nel grembo materno. Il narratore de Nel guscio di McEwan (di cui abbiamo già suggerito la lettura di Cortesie per gli ospiti) è un nascituro che, dal grembo materno, riesce ad ascoltare il mondo che lo aspetta e, grazie alle informazioni ricevute dai programmi radiofonici di cui è appassionata la madre Trudy, conosce le differenze tra un Sauvignon Blanc e un Èchézeaux Grand Cru, le debolezze delle politiche di welfare e l’Ulisse di Joyce. Ma soprattutto, il nostro sa che ad aspettarlo c’è un futuro drammatico. La madre, infatti, complotta con lo zio Claude per eliminare il marito – e padre del narratore – in modo da ereditare un immobile di grande valore. Il narratore è inorridito dall’efferatezza del piano dei due amanti, tra l’altro a scapito di un uomo buono come John Cairncross, editore amante della poesia, maestro per i suoi autori, innamorato follemente della donna che pianifica la sua morte. Se il protagonista del dramma shakespeariano è bloccato dal suo carattere, dalle riflessioni e dai fantasmi, quello di Nel guscio è fisiologicamente…
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Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar

Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar è, più di altri, un libro che o si ama o non si riesce a leggere fino in fondo. La forma scelta dall’autrice, una lunga epistola indirizzata dall’ormai vecchio e malato imperatore Publio Elio Traiano Adriano al giovane Marco Aurelio, risulta ostica per alcuni lettori; tanti altri, invece, considerano, al pari della critica di settore, prodigioso il modo della scrittrice francese di utilizzare la prima persona mettendosi nei panni dell’imperatore Adriano. Mio caro Marco, Sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d’accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me, e la descrizione del corpo d’un uomo che s’inoltra negli anni ed è vicino a morire di un’idropisia del cuore. Comincia così la lunga lettera di Adriano, che nel ripercorrere la propria carriera militare e politica compie numerose digressioni soffermandosi su ciò che, nel corso della sua vita, lo ha colpito e soprattutto su ciò che ha amato. Tutto quello che ciascuno di noi può…
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Virginia Woolf a un giovane poeta

Oltre a essere autrice di romanzi e racconti, Virginia Woolf (di cui abbiamo parlato suggerendo la lettura de Le ore di Michael Cunningham) ha svolto una fervente attività di critica letteraria, lasciandoci, tra gli altri, il celebre Una stanza tutta per sé. Consigli a un aspirante scrittore, curato da Roberto Bertinetti, raccoglie lettere, riflessioni e articoli della scrittrice britannica. Il libro si divide in tre sezioni: Leggere; Scrivere; Pubblicare. Nella seconda troviamo una lettera al giovane poeta John Lehman. Nel testo, Virginia Woolf si sofferma su vari argomenti legati alla poesia e, in conclusione, parla dell’importanza, per un autore, di cercare la propria maturità artistica e umana prima di pubblicare. La lettera risale al luglio del millenovecentotrentadue, ma la raccomandazione di non avere fretta di giungere a una pubblicazione resta un utile consiglio per ogni aspirante scrittore di oggi: Sono sicura che quest’ultima cosa è importantissima. (poche righe prima l’autrice consigliava a Lehman di non pubblicare niente prima dei trent’anni) La maggior parte dei difetti nelle poesie che ho letto, credo, si può spiegare con il fatto che sono state esposte alla luce furiosa della pubblicità quando erano ancora troppo giovani per reggerne l’impatto. Le ha ridotte a un’austerità scheletrica, sia…
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La paga del soldato di William Faulkner

Si dice che a portare avanti una trama sia il conflitto, e, il più delle volte, il conflitto nasce da una inefficace comunicazione. La paga del soldato, opera d’esordio di William Faulkner, pubblicato negli Stati Uniti nel 1926, è un romanzo sul ritorno dalla guerra, e soprattutto sulle incomprensioni. Non può comunicare Donald Mahon, giovane aviatore, che sopravvive alla prima guerra mondiale per tornare a casa ferito nel corpo – sfregiato in viso, quasi cieco e con grandi difficoltà motorie – e nella mente – non ricorda nulla né comprende cosa gli succede intorno. Il padre di Donald, il reverendo Mahon, per poca competenza o troppo amore non è in grado di comprendere da subito che il figlio appena tornato non è lo stesso che è partito, e si augura che il matrimonio con la sua promessa sposa Ceciy possa fungere da cura. Ma la ragazza, alla vista delle ferite di Donald, si impressiona tanto da sentirsi male, e nel prosieguo dell’opera cambierà idea più volte sul fatto di sposare o meno il reduce. Per sua fortuna Donald non arriva da solo nel suo paese d’origine, ma è scortato da Joe Gilligan e Margaret Powers, che nell’incipit lo incontrano sul…
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William Cane tra riscoperta della retorica antica e importanza dell’imitazione

William Cane – pseudonimo di Michael Christian – ha insegnato in college e università, pubblicato un best-seller tradotto in diciannove lingue (L’arte di baciare), scritto e diretto spettacoli teatrali rappresentati a Broadway. Nell’introduzione del suo saggio Scrivere come i grandi, edito da Dino Audino, William Cane parte da una considerazione: Quanti aspiranti scrittori, in questo momento, staranno sbattendo la testa sulla tastiera dei loro computer mentre si chiedono: <<Perché non riesco a scrivere come i grandi della letteratura?>> Subito dopo, Cane spiega che i grandi scrittori del passato hanno avuto una formazione diversa da quella che si riceve oggi. Secondo lui, negli ultimi ottant’anni circa, si è trascurata una pratica che invece è stata fondamentale per autori come Faulker, Dickens, Flaubert, Melville e Shakespeare. Quando frequentavo il college, una sera in biblioteca mi sono imbattuto in uno scaffale di libri sulla retorica antica. Ho scoperto che questa materia non veniva insegnata in nessun corso di nessun college; almeno, io non ne ho trovati. Perché mai dovrebbe importarvene, se in fondo la retorica non è che suono ed enfasi, qualità che non dimostrano null’altro se non la capacità di persuasione? Certo, a volte è solo questo, ma è anche molto più che…
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Rayuela – Il gioco (e il giro) del mondo di Julio Cortázar

Rayuela è uno di quei romanzi di cui si possono dire tante cose senza parlare della trama. Quando, anni fa, un amico me lo consigliò, aggiungendo che l’opera poteva essere letta in vari modo, immaginai si riferisse alle possibili interpretazioni del testo, ma non era solo così, come si può scoprire nella pagina introduttiva scritta dallo stesso autore: A modo suo questo libro è molti libri, ma soprattutto è due libri. Il primo, lo si legge come abitualmente si leggono i libri, e finisce con il capitolo 56 e alla pagina ove tre evidentissimi asterischi equivalgono alla parola fine. Conseguentemente il lettore potrà prescindere senza rimorsi di coscienza da quel che segue. Il secondo, lo si legge cominciando dal capitolo 73 e seguendo l’ordine indicato a piè pagina d’ogni capitolo. In caso di confusione o poca memoria, basterà consultare la lista seguente… La lista, che non riproduco interamente per ovvi motivi di spazio, suggerisce di iniziare dal capitolo 73, per poi passare a 1 e 2, quindi il 116, 3, 84, 4, 71, 5, 81 e così via in modo che il lettore viaggi tra le tre sezioni che compongono il libro: Dall’altra parte (cap. 1-36): a Parigi, Horacio…
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La caduta delle consonanti intervocaliche di Cristovão Tezza

Con La caduta delle consonanti intervocaliche il brasiliano Cristovão Tezza propone una dinamica classica della narrativa: un uomo in avanti con gli anni guarda indietro, a tutta la propria vita, cercando di interpretarla e di fatto raccontandocela. La particolarità è che il protagonista creato da Cristovão Tezza, il professore di filologia Heliseu da Motta e Silva, ormai pensionato, sta per ricevere un’onorificenza dall’università: Penso che una medaglia del genere andrebbe conferita a tutti, a tutto il mondo, indipendentemente da cosa si sia fatto nella vita, un po’ di altruismo, via, le onorificenze come opportunità, una cerimonia rapida, da regolamento dei conti, da pre-giudizio universale, per revisionare la propria vita in poche parole, quell’essenza che sempre ci manca, quel niente che, se ci arrivassimo, risolverebbe tutto con tranquillità. Insomma, le cose devono necessariamente avere un senso, altrimenti non esisterebbero, non credi? Vista l’occasione, dopo essersi svegliato (e aver cacciato il suo nemico, che potrebbe esseere il corpo che non risponde più come una volta, il tempo che scorre, la mente che tende a confondersi), Heliseu inizia a riflettere sul discorso da tenere di fronte agli ex-colleghi. I suoi pensieri vanno verso il corso di filologia, di cui nessun altro accademico voleva…
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